mercoledì 8 novembre 2017

Amor condusse noi ad una morte

de/di Xavier Villaurrutia
(trad. Marcela Filippi)

Amar es una angustia, una pregunta, una suspensa y luminosa duda; es un querer saber todo lo tuyo y a la vez un temor de al fin saberlo.
Amar es reconstruir, cuando te alejas, tus pasos, tus silencios, tus palabras, y pretender seguir tu pensamiento cuando a mi lado, al fin inmóvil, callas.
Amar es una cólera secreta, una helada y diabólica soberbia.
Amar es no dormir cuando en mi lecho sueñas entre mis brazos que te ciñen, y odiar el sueño en que, bajo tu frente, acaso en otros brazos te abandonas.
Amar es escuchar sobre tu pecho, hasta colmar la oreja codiciosa, el rumor de tu sangre y la marea de tu respiración acompasada.
Amar es absorber tu joven savia y juntar nuestras bocas en un cauce hasta que de la brisa de tu aliento se impregnen para siempre mis entrañas.
Amar es una envidia verde y muda, una sutil y lúcida avaricia.
Amar es provocar el dulce instante en que tu piel busca mi piel despierta; saciar a un tiempo la avidez nocturna y morir otra vez la misma muerte provisional, desgarradora, oscura.
Amar es una sed, la de la llaga que arde sin consumirse ni cerrarse, y el hambre de una boca atormentada que pide más y más y no se sacia.
Amar es una insólita lujuria y una gula voraz, siempre desierta.
Pero amar es también cerrar los ojos, dejar que el sueño invada nuestro cuerpo como un río de olvido y de tinieblas, y navegar sin rumbo, a la deriva: porque amar es, al fin, una indolencia.

Amare è un'angustia, una domanda,
una sospesa e luminosa incertezza
è voler sapere tutto ciò che è tuo
e al tempo stesso timore di saperlo alla fine.

Amare è ricostruire, quando ti allontani,
i tuoi passi, i tuoi silenzi, le tue parole,
e pretendere di seguire il tuo pensiero
quando accanto a me, finalmente immobile, taci.

Amare è una collera segreta,
una gelida e diabolica superbia.

Amare è non dormire quando nel mio letto
sogni tra le mie braccia che ti cingono,
e odiare il sonno in cui, sotto la tua fronte,
forse in altre braccia ti abbandoni.

Amare è ascoltare sul tuo petto,
fino a colmare l'orecchio avido,
il rumore del tuo sangue e la marea
del tuo respiro cadenzato.

Amare è assorbire la tua giovane linfa
e unire le nostre bocche in un alveo
fino a quando della brezza del tuo respiro
s'impregnino per sempre le mie viscere.

Amare è un'invidia verde e muta,
una sottile e lucida avarizia.

Amare è provocare il dolce istante
in cui la tua pelle cerca la mia pelle sveglia;
saziare allo stesso tempo l'avidità notturna
e morire di nuovo la stessa morte
provvisoria, straziante, oscura.

Amare è una sete, quella della piaga
che brucia senza consumarsi né chiudersi,
e la fame di una bocca tormentata
che chiede sempre di più e non si sazia.

Amare è un'insolita lussuria
e una gola vorace, sempre deserta.

Ma amare è anche chiudere gli occhi,
lasciare che il sonno invada il nostro corpo
come un fiume dell'oblio e di tenebre
e navigare senza rotta, alla deriva:
perché amare è, infine, un'indolenza.

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